Il mensile Next Exit: Creatività e Lavoro che si occupa di design, fotografia, pubblicità, video e nuove tecnologie mi ha chiesto di scrivere un articolo per raccontare la mia esperienza nel convogliare la vita di Emilio D’Alessandro in un libro.

 

DIARIO DI UNO SCRITTORE

La passione per il cinema e per Kubrick ha dato vita ad una biografia successo dell’autista del regista, in pochi mesi alla sua terza ristampa.

Classe 1977, Filippo Ulivieri è l’autore del volume, edito dal Saggiatore, “Stanley Kubrick e me” che in tre mesi dalla pubblicazione è già alla terza ristampa. Si tratta di un romanzo biografia sul genio cinematografico raccontato dal suo autista italiano, Emilio D’Alessandro, settantunenne di Cassino. Filippo si occupa di documentari, video musicali e comunicazione e negli anni è stato un ricercatore scientifico presso l’Istituto di Scienze e Tecnologie della Cognizione al CNR di Roma. Dal 1999 è il curatore di ArchivioKubrick, il più completo database informativo sulla vita e l’opera di Stanley Kubrick. Questo è il suo primo libro.

 

L’INIZIO: ARCHIVIOKUBRICK.IT

ArchivioKubrick è nato per divertimento. Circa dieci anni fa, quando Internet era ancora una relativa novità, c’era giusto una manciata di siti dedicati a Stanley Kubrick e tutti in lingua inglese. La maggior parte si concentrava su un solo film, oppure proponeva recensioni improvvisate. A me piaceva l’idea di creare un database di documenti: pensavo a una sorta di archivio onnicomprensivo di recensioni d’epoca, fotografie, trailer, interviste al regista e ai suoi collaboratori. Mi sembrava una buona idea, utile per chi dovesse scrivere tesi universitarie o volesse semplicemente approfondire la visione di un film. L’obiettivo di essere onnicomprensivo è più un ideale a cui ispirarsi che un risultato effettivo: ArchivioKubrick raccoglie attualmente oltre 500 pagine e quasi 1 GB di materiale online. L’idea un po’ folle dell’archivio contenente tutto lo scibile kubrickiano è ben lontana, però se non altro continuo a divertirmi a scrivere sul relativo blog le varie notizie in materia.

 

LA NASCITA DI UN ROMANZO BIOGRAFICO

L’idea di scrivere “Stanley Kubrick e me” è nata nel momento in cui sono stato contattato da un amico di Emilio all’indirizzo email di ArchivioKubrick. Mi proponeva di andare a Cassino per incontrarlo ma era piuttosto vago sulle motivazioni e io, che ho sempre l’idea che le persone famose non desiderino essere disturbate, ho fatto passare cinque mesi prima di accettare l’invito. Alla fine del secondo incontro, invitato di nuovo senza un particolare motivo, Emilio e Janette mi dissero semplicemente che avevano in programma di scrivere la biografia e che tutti avevano pensato a me. Seppi poi in seguito che a mia insaputa erano avvenute varie telefonate e incontri tra loro e Mario Maldesi, direttore di doppiaggio dei film di Kubrick che avevo intervistato anni prima per ArchivioKubrick e che deve aver rassicurato Emilio sull’affidare a me le sue memorie.

Tecnicamente “Stanley Kubrick e me” non è un romanzo, poiché si basa sulla testimonianza vera di Emilio. Stando alle categorie editoriali è una biografia, quindi un’opera di saggistica. Mi fa piacere però sentire che viene considerato un’opera di narrativa: ho sempre pensato che ci sarebbe voluto un romanziere per render giustizia alla vita di Emilio, che in più di un momento ha degli sviluppi rocamboleschi e una serie di persone così caratterizzate da risultare personaggi di un romanzo.

Io non sono uno scrittore, ho semplicemente scritto un libro. “Stanley Kubrick e me” è stato una sorta di esperimento, di scommessa. Ho scritto altre cose in passato, ma tutte di saggistica e nessuna paragonabile a questa per ampiezza e mole di materiale. Non potendo contare sull’esperienza e sul mestiere, ho rimediato dedicando al progetto quanto più tempo possibile: ho lasciato i due lavori che facevo quando ho ricevuto l’incarico e ho scritto e riscritto molte stesure. Non rimpiango affatto di essermi licenziato.

 

DALLA RICERCA ALLA COSTRUZIONE DI UNA STORIA

Ho intervistato Emilio per una ventina di weekend nell’arco di due anni. Contemporaneamente abbiamo recuperato insieme tutti i documenti e i reperti dai set che giacevano sparpagliati tra il suo garage, la soffitta, i bauli in casa di sua mamma. Dalle trascrizioni delle interviste ho costruito un canovaccio cronologico: da subito, ho deciso per un’impostazione in gran parte cronologica perché era quella che secondo me meglio poteva restituire il carattere avventuroso della vita di Emilio e poteva anche più facilmente far considerare il libro una sorta di romanzo, e certo non un saggio.

La cosa straordinaria è che tutti gli eventi della sua vita sono successi in modo meravigliosamente drammatico, come se fossero stati scritti da un brillante sceneggiatore: dall’inizio folgorante con il fallo di Arancia Meccanica da trasportare per Londra al finale con la morte dell’eroe. Non ho dovuto inventare nulla, non ho neppure dovuto spostare eventi lungo la linea temporale: tutto è avvenuto quando drammaturgicamente era necessario che avvenisse. Il mio compito qui è stato quello di individuare questa narrazione sotto la montagna di aneddoti, evitare che ne restasse soffocata.

La scelta del racconto in prima persona è stata invece dettata dal carattere di Emilio: solo facendo parlare lui direttamente, solo includendo le sue parole, le sue espressioni, le sue battute, avrei potuto far capire al lettore i suoi pensieri e i suoi sentimenti, e soprattutto il suo carattere schietto e arguto. Il lettore avrebbe dovuto in sostanza fare la stessa cosa che avevo fatto io: non avere nessun altro punto di riferimento e semplicemente ascoltare Emilio e capirlo. Io dovevo rendermi trasparente, dovevo mettere da parte le mie idee su Kubrick (quelle sono servite per le domande) e far emergere la sua personale esperienza con il regista.

Dopo la prima stesura onnicomprensiva, si è trattato di ridurre e ridurre e ridurre, e di individuare gli snodi narrativi fondamentali attorno cui far girare lo sviluppo della storia, e principalmente lo sviluppo della relazione tra Emilio e Stanley.

Dai racconti di Emilio potevano esser tratti cento libri diversi: questo è il libro che rispecchia me, quello che per me aveva senso scrivere, e soprattutto quello che per me le persone in sostanza dovevano sapere di Emilio D’Alessandro e di Stanley Kubrick.

 

IL SUCCESSO

Ero convinto che fosse una storia di indubbio interesse, ma la risposta del pubblico e della critica è stata sicuramente al di sopra delle aspettative. In soli tre mesi il libro è già alla terza edizione e le recensioni pubblicate sui quotidiani e le riviste sono lusinghiere: Alberto Crespi, per esempio, ha scritto su L’Unità che si tratta di un libro a suo modo strepitoso, forse il più importante mai scritto su Stanley Kubrick.

La cosa che più mi rende contento però sono i commenti dei lettori che arrivano tramite ArchivioKubrick e il sito internet del libro: sono rimasti affascinati soprattutto dalla vicenda umana di Emilio. Per me questo libro era soprattutto la celebrazione di un uomo straordinario – e parlo di Emilio, non di Kubrick. Ovviamente il regista è il principale motivo di interesse di questa storia, ma è anche il più superficiale: l’infinita mole di aneddoti dai set, gli episodi con gli attori, con i tecnici, i racconti sulla costruzione dei set, sulle riprese in location, insomma tutta la serie di preziose e inedite testimonianze di prima mano su come e perché Stanley Kubrick girava i suoi film erano l’aspetto più ovvio e facile di questo libro. L’aspetto più complicato era invece riuscire a dare corpo e peso all’esperienza umana di Emilio, riuscire a restituire i suoi pensieri, i suoi sentimenti tra le pagine, soprattutto raccontare la straordinaria amicizia tra lui e Stanley senza tradirla, o banalizzarla, o incensarla. Qui per me risiedeva il cuore pulsante di questo libro, ed è per questo che per me andava scritto come un romanzo. I lettori per me dovevano esser convinti di comprare e leggere un libro su Stanley Kubrick, ma si sarebbero ritrovati tra le mani un libro in cui il regista a volte è il comprimario, una spalla quasi. E, a giudicare dai commenti che ho ricevuto, è stata per tutti una scoperta sorprendente ma assolutamente apprezzata.

Questo libro offriva inoltre l’opportunità di fare qualcosa di mai visto prima, cioè un ritratto emotivo di Kubrick: un uomo pieno di interessi e passioni, alle prese con gioie, frustrazioni e successi. Ho tentato di raccontare le vite intrecciate di Emilio e Stanley come una storia piena di sentimenti, senza essere sentimentale.

 

IL FUTURO?

Trovare un altro progetto con cui possa continuare a divertirmi.